Competenze digitali 

Le competenze digitali (di solto equiparate alle competenze TIC, cioè competenze nelle tecnologie dell’informazione e della comuicazione)  rientrano fra le competenze fondamentali considerate necessarie per affrontare la vita professionale e quotidiana. La loro importanza sta fortemente aumentando. L’argomento centrale in questo contesto sono le capacità che permettono di utilizzare strumenti digitali, applicazioni, contenuti e vie d’accesso come ausilio per la creatività nel raggiungimento di obiettivi personali. La definizione delle competenze digitali di base, rispettivamente quali siano le loro componenti, dipende in gran parte dalle circostanze contestuali nonché dai requisiti posti in ambito sociale e personale. La crescente digitalizzazione della società dimostra che le competenze digitali hanno assunto un ruolo di prima importanza nella vita quotidiana e professionale.  

Il numero di persone con competenze di base insufficienti varia a seconda dell’indagine, ma si attesta in generale su valori elevati. Le indagini condotte dall’Ufficio federale di statistica sulle competenze digitali rivelano che circa il 22% della popolazione svizzera possiede competenze digitali di base scarse o addirittura nulle (Omnibus 2023). Secondo il Digitalbarometer 2024, questo dato raggiunge persino il 31% nella popolazione svizzera. La mancanza di competenze di base può avere gravi conseguenze per le persone colpite, dalla difficoltà di partecipare alla vita sociale all’esclusione dal mondo del lavoro. Le persone con un basso livello di istruzione, un’età elevata e un basso reddito sono particolarmente a rischio di esclusione digitale (Digitalbarometer 2024).

Competenze digitali di base – definizione generale

Qui di seguito il riassunto delle competenze digitali di base in forma generale:

  • la competenza nell’uso di software e hardware
  • la capacità di utilizzare contenuti e applicazioni digitali con spirito critico
  • la capacità di produrre contenuti digitali

conformemente a quanto affermato da Coffin Murray e Perez 2014

Le competenze digitali di base descrivono l’abilità di avvalersi, tramite diversi strumenti (computer, touchpad, smartphone, biglietteria automatizzata ecc.), di applicazioni e programmi con cui recuperare, modificare e/o produrre dei contenuti.

In relazione alle competenze digitali appare frequentemente il termine inglese ‘Digital Literacy’. La digital literacy, dal punto di vista concettuale simile alla literacy (alfabetizzazione), colloca le abilità alfabetiche all’attuale contesto delle tecnologie digitali. Il saper utilizzare informazioni è centrale in questo contesto, così come la capacità di affrontare fondamentali requisiti di vita quotidiana con l’aiuto di tecnologie digitali. A causa della crescente complessità e l’intreccio di competenze e concetti diversi si fa riferimento anche ai termini di ‘Multiple Literacies’ o ‘Transliteracies’. Ne consegue l’aggiunta di una dimensione culturale alle definizioni esistenti. Ciò trova conferma anche nel fatto che le tecnologie digitali non sono utili solo per accedere all’informazione, ma anche per scopi di intrattenimento e scambio sociale. Questo rende ancora più evidente la correlazione tra competenze digitali e le relative circostanze contestuali.

L’adeguatezza delle competenze digitali individuali è in gran parte determinata dalle esigenze sociali e professionali. Le conoscenze insufficienti nel campo delle competenze digitali di base non sono quindi definite in senso generale. Da un lato, le competenze digitali richieste variano a seconda delle condizioni di vita quotidiana e del settore professionale. Dall’altro, sorgono dei problemi di natura diversa, a dipendenza del contesto sociale. Infine, il progresso tecnologico e il cambiamento delle condizioni sociali causano un aumento delle lacune individuali. Alcune competenze digitali, che in precedenza erano padroneggiate solo da esperti, sono ora date per scontate. Seguendo questa logica, la SEFRI fa riferimento nel suo quadro sulle competenze digitali (SEFRI 2019) ai compiti quotidiani nella vita privata e professionale, per i quali sono necessarie competenze digitali diverse. Di conseguenza, esistono lacune di competenza quando non è possibile affrontare queste situazioni senza problemi, ad esempio quando:

  • la partecipazione alla vita sociale è resa difficoltosa
  • la comunicazione con il mondo circostante è compromessa
  • le azioni quotidiane sono possibili solo in misura limitata
  • l’acquisizione di informazioni pone problemi
  • non si è più in grado di tenere il passo con gli sviluppi tecnologici sul posto di lavoro
  • i diritti politici possono essere esercitati solo in misura limitata

Con la crescente richiesta di competenze digitali di base, anche i gruppi di individui che finora hanno soddisfatto le esigenze sociali e professionali sono sempre più colpiti da difficoltà nell‘ambito delle competenze digitali. Questo fatto evidenzia l’importanza di definire i relativi deficit di competenze individuali tenendo costantemente conto delle rispettive situazioni e dello sviluppo graduale delle lacune in relazione ai requisiti posti. La seguente suddivisione in tre livelli, cioè competenze di base, attitudine e creatività (basata sul modello di Coffin Murray e Pérez 2014) può essere di aiuto alla comprensione di questa definizione situazionale-graduale e alla sua ulteriore differenziazione:

  • Livello di competenza «competenze di base»: nel caso di carenze nelle «competenze di base» (Literacy in inglese), si può presumere che le applicazioni digitali quotidiane causino difficoltà. Ad esempio, si riesce ad utilizzare solo una gamma limitata di funzioni di uno smartphone o di un computer. Ciò limita notevolmente l’accesso alle informazioni e le possibilità di comunicazione. Le persone interessate rischiano di rimanere socialmente escluse. È inoltre prevedibile che l’integrazione professionale sarà difficile, poiché queste competenze di base sono richieste nella vita professionale.
  • Livello di competenza «attitudini»: deficit digitali a livello di «attitudini» (aptitude in inglese) sono presenti nell’ambito dell’acquisizione di informazioni, dello sviluppo di strategie individuali per la risoluzione di problemi e decisioni prese con cognizione di causa. Le persone direttamente interessate hanno difficoltà a utilizzare i media digitali al di là delle applicazioni standard o a sviluppare approcci più complessi di risoluzione dei problemi combinando le applicazioni digitali. Le difficoltà si manifestano spesso solo al secondo sguardo, ad esempio quando non si è in grado di verificare la plausibilità delle informazioni e/o istruzioni o quando vi è una maggiore esposizione a rischi digitali (attacco di virus, truffa / frode nei pagamenti anticipati, perdita di privacy ecc.). Oltre a ciò, gli interessati sono meno autosufficienti e dipendono dall’aiuto esterno per compiti più complessi. La progressiva digitalizzazione della società richiede sempre più competenze a questo livello, in quanto sono considerate un prerequisito per un approccio autodeterminato e orientato ai problemi sul lavoro e nella vita quotidiana privata.
  • Livello di competenza «Creatività»: il livello di competenza più elevato «Creatività» (Creativity in inglese) descrive la comprensione avanzata dei contesti tecnici e del funzionamento delle diverse tecnologie che consente la creazione e/o la modifica di nuovi contenuti digitali. Tuttavia, è discutibile se una mancanza di conoscenza a questo livello possa essere descritta come un deficit di competenze. Anche se un solido know-how porta dei vantaggi che possono essere utilizzati, ad esempio nell’ambito professionale, le lacune a questo livello massimo di competenza non sono di per sé un problema.

Specialmente le lacune nel campo delle competenze digitali di base hanno conseguenze di vasta portata. Le persone colpite sono a rischio di esclusione dalla società e dal mondo del lavoro. D’altro canto, i deficit a livello di «attitudini» non sempre hanno conseguenze gravi. È probabile però che nei prossimi anni la digitalizzazione porterà ad un ulteriore aumento dei requisiti sociali e professionali a questo livello avanzato di competenza e che il limite delle competenze di base richieste si sposterà sempre più verso l’alto.

Cause

Sulla base di una comprensione differenziata delle competenze digitali, le cause delle lacune di competenza possono essere descritte con vari approcci esplicativi.

Un fattore importante è certamente il rapido cambiamento nell’alfabetizzazione digitale di base. Ciò che è ancora sufficiente oggi per soddisfare le esigenze sociali e professionali, potrebbe non più esserlo domani. Di conseguenza, un costante adattamento delle proprie competenze è necessario anche per poter seguire questo cambiamento. I cambiamenti tecnologici colpiscono sempre più spesso gruppi di persone che finora hanno soddisfatto le aspettative generali e ora si trovano in difficoltà. Perciò anche la società determina chi è colpito dalle lacune nelle competenze digitali di base.

Oltre al suddetto livello sociale, anche le circostanze di vita individuale sono di grande importanza, come per esempio il livello di istruzione. Gli studi dimostrano che il livello di istruzione individuale è decisivo per l’uso di Internet in relazione all’informazione. Gli utenti meno istruiti tendono a trascorrere più tempo su Internet, ma approfittano di questa risorsa con minor efficienza (ad esempio per scopi educativi e aziendali). Le attività quotidiane e/o gli scopi di intrattenimento sono invece centrali per questi gruppi di utenti. Si può quindi presumere che l’uso di Internet segua i tradizionali modelli sociali, economici e culturali e sia caratterizzato da disuguaglianze sociali o strutturali simili, presenti anche nel mondo «offline» o nella vita quotidiana, lontano dalle tecnologie digitali. In questo contesto diventa evidente anche la relazione con le altre competenze di base, poiché le lacune nelle competenze di base digitali possono essere accompagnate da altre difficoltà nelle competenze di base, come per es. la difficoltà di lettura e scrittura. Ulteriori fattori possono essere la mancanza di interesse, i benefici percepiti in misura insufficiente o la mancanza di risorse finanziarie (ad esempio, se l’attrezzatura in questione non è disponibile per motivi finanziari). Inoltre, l’uso dei dispositivi digitali è difficile per le persone con disabilità, in quanto i contenuti digitali spesso non sono adatti alle esigenze specifiche (leggibilità, complessità dei contenuti, navigabilità).

Contrariamente alle ipotesi diffuse, i giovani (spesso indicati in questo contesto come «nativi digitali», «generazione Y» o «generazione Z») non sono per principio più abili nell’utilizzo delle risorse di informazione e comunicazione. Gli studi dimostrano che i giovani e i giovani adulti non hanno un accesso più efficiente alle nuove tecnologie rispetto al resto della società e spesso sopravvalutano le proprie competenze digitali. La frequenza con cui vengono utilizzati i dispositivi e le applicazioni digitali non consente quindi di trarre conclusioni di base sulle competenze digitali effettivamente disponibili. Uno studio dell’Ufficio federale di statistica (2018) rileva quanto segue:

Ai fini di un’efficace attuazione del cambiamento digitale, la situazione delle giovani generazioni potrebbe essere motivo di preoccupazione per quanto riguarda l’alfabetizzazione digitale.

Ufficio federale di statistica 2018

Quindi i deficit nelle competenze digitali di base non riguardano solo le persone anziane in Svizzera. Si tratta di un fenomeno che interessa la società nel suo complesso e che rischia di essere esacerbato dalle disuguaglianze sociali esistenti. Pertanto, è necessario un approccio differenziato quando si considerano le cause delle disuguaglianze digitali, tenendo conto del fatto che lo status socioeconomico ha un’incidenza significativa sulla capacità di accedere e utilizzare i dispositivi e i contenuti digitali.

Le conseguenze

Le conseguenze per le persone con competenze insufficienti

Per le persone direttamente interessate le conseguenze delle carenze nell’ambito delle competenze digitali di base si manifestano in vari modi. Da un lato il cambiamento digitale li minaccia in maggior misura con l’esclusione sociale; dall’altro c’è il pericolo che non soddisfino più le nuove esigenze della vita professionale. Secondo i rilevamenti dell’Ufficio federale di statistica (2018), quasi un quarto della popolazione svizzera non dispone di competenze digitali o dispone solo di competenze digitali limitate.

L’esclusione sociale

Nel caso che i servizi di prestazione siano offerti solo attraverso l’accesso digitale, sussiste il rischio di esclusione sociale di singoli gruppi. Questo fatto è comprovato da molti esempi nella vita di tutti i giorni:

  • I servizi finanziari forniti dalle banche e dalla posta sono offerti principalmente via Internet. Le soluzioni alternative offline vengono addebitate.
  • Le procedure amministrative e i servizi governativi (per esempio, ordinare un passaporto, entrare in un paese terzo) richiedono una registrazione preliminare via Internet o possono essere ottenuti solo tramite «sportelli digitali».
  • I biglietti dei trasporti pubblici possono essere acquistati quasi esclusivamente presso i distributori automatici touch-screen, a pagamento con carte di credito.
  • Spesso i biglietti per eventi culturali sono disponibili solo su Internet.
  • Il traffico dei pagamenti avviene sempre più spesso tramite carte di credito e/o è possibile solo in forma digitale (per es. con un’applicazione per smartphone).
  • I grossisti utilizzano casse automatiche self-scanning/self-service, solo poche casse sono servite.
  • I contenuti multimediali vengono trasferiti su Internet (podcast, video on demand).
  • Le interazioni sociali vengono trasferite su forum digitali (per es. gruppi di chat, social media).

Le persone interessate che non hanno familiarità con gli apparecchi digitali sono spesso escluse da questi servizi e da servizi analoghi o dipendono per il loro utilizzo dall’aiuto di altre persone. Per le alternative convenzionali offline – se ancora disponibili – si applicano di solito spese aggiuntive, che assumono il carattere di «penale». Per questo motivo gli interessati rinunciano spesso a tali servizi. Sono per esempio riluttanti a utilizzare i trasporti pubblici o si disinteressano di eventi culturali. La loro identità inizia a indebolirsi. Essi dubitano delle proprie capacità e perdono spesso il coraggio e la motivazione per stare al passo con il cambiamento digitale, per cui l’isolamento sociale aumenta ulteriormente. Corrono inoltre il rischio di non essere più informati su tutte le notizie sociali rilevanti, come gli affari politici, le istruzioni ufficiali o le informazioni rilevanti per i consumatori. In casi particolarmente gravi, diventa anche difficile mantenere il contatto con le persone di riferimento sociale (famiglia, amici ecc.) quando la comunicazione si svolge prevalentemente in ambito digitale.

La difficoltà di inserirsi professionalmente

Le richieste di competenze digitali di base sono in aumento anche nel mondo professionale. Per i lavoratori con relative lacune, le prospettive di carriera e la sicurezza del posto di lavoro tendono a diminuire. Essi sono inoltre limitati nella loro autodeterminazione professionale:

Da un lato le competenze digitali di base costituiscono un vantaggio già durante la ricerca di un lavoro. Molti annunci di lavoro sono pubblicati esclusivamente su portali Internet e spesso vengono accettate solo applicazioni digitali. La compilazione di un dossier di candidatura richiede una conoscenza di base dell’elaborazione testi (per es. nei programmi Office). Infine, cresce l’importanza dell’autopromozione e della creazione di reti attraverso i social media.

Dall’altro lato le competenze di base digitali sono sempre più un prerequisito centrale per mantenere la propria occupabilità. Non esiste un’azienda che non dipenda da applicazioni e processi digitalizzati, sia per la stesura di rapporti, per l’acquisizione di informazioni, per la documentazione dei progetti, che per la comunicazione (digitale) con clienti e partner, per la fatturazione dei servizi, per le operazioni di pagamento elettronico o per l’archiviazione digitalizzata dei documenti. Le piccole imprese artigiane dipendono sempre più spesso anche da macchine a controllo digitale e da applicazioni digitali (ad esempio per poter produrre a prezzi più bassi e/o pubblicizzare e vendere i propri servizi via Internet). Analogamente anche campi professionali come la ristorazione, i trasporti e le pulizie, che in precedenza richiedevano poca competenza in questo settore, sono ora interessati dalla digitalizzazione: gli incarichi (prenotazioni notturne, incarichi di trasporto o di pulizia ecc.) vengono sempre più spesso accettati tramite applicazioni digitali (applicazioni su telefoni cellulari o tablet) e la fatturazione dei servizi avviene in formato digitale. Tutto ciò presuppone competenze digitali di base da parte del personale operativo, senza le quali sarà difficile mantenere la propria occupabilità a lungo termine. Questa tendenza può essere osservata anche in altre attività di routine (dal lavoro di segreteria a quello di produzione), in quanto i compiti sono automatizzati o addirittura eliminati a favore di una maggiore efficienza.

L’elenco non è affatto esaustivo. È chiaro però che non esistono praticamente più aree di lavoro non interessate dalla digitalizzazione, con i relativi rischi e conseguenze per le persone coinvolte.

Conseguenze sociali – Il divario digitale

Dal punto di vista sociale, il cosiddetto «divario digitale» è una sfida centrale nella problematica delle difficoltà di accesso: il concetto di divario digitale descrive le diverse possibilità di accesso individuale alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). In questo ambito si pone l’accento sulla questione di come e per quale scopo le tecnologie digitali e Internet siano utilizzate nella vita di tutti i giorni, quali nuove disparità emergono come conseguenza dei diversi comportamenti degli utenti e come influenzano le disuguaglianze sociali esistenti. Oggi è meno rilevante sapere chi ha accesso alle risorse digitali (per es. l’accesso a Internet) che conoscere come vengono utilizzate per l’acquisizione di informazioni. L’informazione è essenziale per la partecipazione alla società, in quanto va di pari passo con la produttività, l’impatto, la creazione di reti e il potere. Nell’era digitale l’informazione digitalizzata sta sostituendo i prodotti stampati analogici. Le persone che non dispongono di sufficienti competenze digitali di base rischiano quindi di essere svantaggiate nell’acquisizione, nell’elaborazione e nell’utilizzo delle informazioni pertinenti. A causa della mancanza di informazioni, esse rischiano di rimanere escluse dalla vita sociale di tutti i giorni. Inoltre, agli interessati risulta più difficile mantenere la propria posizione sociale (nel senso dello status quo) e acquisire nuove competenze strategiche, anche dal punto di vista professionale.

In questo contesto è importante capire quale sia l’incidenza del divario digitale sulle strutture di potere sociale e sulla qualità di vita, e quali siano i benefici reali che gli individui traggono dall’uso delle risorse digitali: la digitalizzazione rafforza le disuguaglianze sociali esistenti attraverso il «divario digitale», in quanto è soprattutto «l’élite dell’informazione» che ne beneficia, disponendo già di maggiori risorse tecniche, finanziarie, sociali o culturali. D’altro canto, sono svantaggiati quegli strati sociali che non sono sufficientemente informati o collegati in rete e non possiedono le competenze richieste. Anche se l’accesso alle tecnologie digitali è facilitato per ampie fasce della popolazione, le differenze di status sociale continueranno a incidere significativamente sul divario digitale.

Il divario digitale può essere osservato sia a livello globale che nazionale. Le differenze globali sono dovute principalmente alla prosperità economica o al progresso tecnologico dei singoli paesi/regioni. Come già descritto in precedenza le discrepanze nazionali sono spesso il risultato di disuguaglianze sociali, poiché non tutti i ceti sociali sono parimenti integrati nella società dell’informazione. Particolarmente importante in questo contesto è il secondo livello, cioè quello nazionale, che si occupa del diverso utilizzo delle risorse di informazione e comunicazione all’interno di una società. Ci conduce anche al problema sociale del divario «democratico», termine che descrive lo sfruttamento ineguale dello spazio virtuale (digitale) da parte di diversi gruppi politici e sottolinea l’esclusione di singoli ceti sociali dagli eventi politici, dovuto tra l’altro anche alla mancanza di accesso digitale. I loro interessi non sono quindi adeguatamente percepiti nel dibattito pubblico, anche perché non sono rappresentati da alcuna lobby. La loro influenza sulla formazione dell’opinione pubblica è quindi molto limitata. Vi è di conseguenza il rischio che i diritti di partecipazione politica siano (ancora più) limitati a causa della mancanza di competenze digitali.

Conséguenze economiche

A livello economico si può affermare che a causa della crescente domanda di competenze digitali di base i diretti interessati hanno sempre più difficoltà a soddisfare i requisiti professionali (il cosiddetto «mismatch») e a stare al passo con gli sviluppi tecnologici. Ciò comporta delle conseguenze per l’economia: da una parte vi sono segnali di un ulteriore aumento del divario nell’ambito delle retribuzioni, soprattutto per le persone poco qualificate. L’ambiente circostante degli interessati ne risente dal punto di vista finanziario e/o sociale. Si sollevano però anche interrogativi sui sistemi di remunerazione equa a livello aziendale e macroeconomico. Dall’altra parte le scarse competenze digitali comportano un maggiore rischio di periodi di disoccupazione e un inserimento più difficile nel mercato del lavoro. Anche questo aspetto è associato ai relativi effetti economici e costi, che rischiano di diventare ancora più importanti in futuro.

La digitalizzazione provoca un crescente bisogno di specialisti qualificati. Per garantire la competitività delle imprese locali è necessaria un’offerta sufficientemente ampia di specialisti qualificati. In che misura il cambiamento strutturale «digitale» eliminerà posti di lavoro o invece creerà opportunità di lavoro in nuovi settori occupazionali è oggetto di notevoli controversie. È vero che le condizioni in Svizzera sono fondamentalmente buone e che il cambiamento strutturale digitale crea opportunità interessanti e nuove prospettive di mercato del lavoro. Per far fronte a queste sfide economiche e mantenere la competitività della piazza economica svizzera, le strutture statali e aziendali devono tuttavia garantire che i collaboratori possano tenere il passo con gli sviluppi e che le conseguenze negative della digitalizzazione per gli interessati siano attenuate da offerte e assistenza adeguate. A tal fine gli attori civili, economici e politici sono invitati a valutare la necessità di misure di formazione e di sostegno supplementare e ad attivarsi tempestivamente.

L’inclusione digitale come opportunità

Per la coesione sociale e culturale è fondamentale che le persone con lacune già esistenti nelle competenze digitali o che stanno emergendo nel prossimo futuro, non si trovino in situazioni di vita precarie, non siano escluse dalle offerte e dai servizi, possano esercitare i loro diritti di partecipazione politica, ricevere aiuto e sostegno adeguati e, in ultima analisi, che sia garantita la loro partecipazione paritaria alla società. L’innovazione tecnologica di per sé non è la causa delle disuguaglianze. Ciò nonostante e contrariamente all’opinione di una volta, la digitalizzazione non ha contribuito alla democratizzazione (auspicata) della società, ma ha rafforzato le divisioni in ambito sociale e tecnologico. Queste tendenze possono essere contrastate solo da un maggiore promozione della formazione nel campo dell’alfabetizzazione digitale o della partecipazione digitale e del mantenimento dell’accesso analogico. Si tratta di fattori fondamentali per garantire il diritto all’apprendimento permanente, all’integrazione sociale, all’accesso alle risorse e ai servizi statali, culturali ed educativi, nonché all’integrità e all’indipendenza di tutte le classi sociali.

Quadro di rifermento per le competenze digitali

In Svizzera, il Consiglio federale ha lanciato nel 2016 la strategia “Svizzera digitale”. Essa mira a sfruttare al meglio le opportunità derivanti dalla digitalizzazione. Essendo uno degli assi centrali dell’azione, la strategia persegue, tra l’altro, l’obiettivo dell’ “empowerment digitale”:

Anche in futuro, tutti gli abitanti della Svizzera e gli Svizzeri all’estero dovranno essere in grado di partecipare in modo competente ai processi politici, sociali, economici e culturali nel settore digitale. … Per formare le persone occorre trasmettere maggiormente le necessarie competenze digitali e trasversali.

estratto della strategia «Svizzera digitale», Ufficio federale delle comunicazioni, 2018

A questo scopo, durante l’attuazione della legge sulla formazione continua, è stato sviluppato nel 2019, sotto la guida della Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione, un quadro di riferimento «utile come riferimento per gli enti finanziatori e le organizzazioni di formazione continua per descrivere più concretamente l’ambito delle competenze di base in tecnologie dell’informazione e della comunicazione.» (Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione SEFRI, 2019).

Al fine di identificare le aree di azione più importanti, il quadro si riferisce a «compiti specifici nella vita quotidiana e sul lavoro», che in genere devono essere affrontati padroneggiando le corrispondenti competenze digitali. Per individuare le principali aree d’azione, il quadro di riferimento si rapporta con «problemi specifici della vita quotidiana e lavorativa» che presuppongono, per la loro risoluzione, la padronanza delle relative competenze digitali:

  • Comunicazione e coordinamento con il proprio contesto sociale
  • Partecipazione alla vita sociale (per es. associazioni, quartieri)
  • Gestione delle transazioni economiche (per es. pagamenti, acquisti, vendite)
  • Mobilità negli spazi pubblici (uso dei mezzi pubblici, pianificazione e organizzazione delle vacanze, ecc.)
  • Contatti con le autorità e disbrigo delle pratiche amministrative (per es. imposte, cambio di indirizzo)
  • Votazioni e voto elettronico, adesione a organizzazioni politiche
  • Acquisizione e trattamento dei dati
  • Partecipazione all’apprendimento permanente

Elenco secondo il quadro di riferimento della SEFRI 2019

Il quadro di riferimento della SEFRI raggruppa gli obiettivi sopraccitati in 5 campi di competenze operative, con un elenco delle relative competenze. Inoltre, sono illustrate le competenze trasversali richieste che derivano dalle altre competenze di base (leggere e scrivere, matematica del quotidiano ed espressione orale), inerenti alla Legge sulla formazione continua.

Tabella conforme al quadro di riferimento della SEFRI 2019

Il quadro di riferimento pone al centro specialmente l’utilizzo di dispositivi digitali e servizi online, il recupero di informazioni e la comunicazione digitale. In questo contesto devono essere rispettati anche la sfera privata, i diritti d’autore, la protezione dei dati e la salute personale. Considerata la rapidità del progresso tecnologico, è necessario e previsto un adeguamento continuo del quadro di riferimento. Di conseguenza, anche la definizione di alfabetizzazione digitale di base è soggetta a continui adattamenti.

Ricerca corsi

In tutte e tre le regioni linguistiche esistono delle offerte localo di corsi nell’ambito delle competenze di base.

I corsi sono destinati ad adulti che non hanno sufficienti competenze di base per soddisfare le esigenze della vita quotidiana e professionale.

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